Questo dicono sono i preconsuntivi elaborati dal Centro Studi di FederlegnoArredo. Dati che, dopo la flessione del 2020, certificano il ritorno, anzi il superamento dei livelli pre-covid del settore ma, il caro energia, la penuria di materie prime, i costi della logistica e dei trasporti rischiano di invertire il trend, già dai primi mesi del 2022. E i venti di guerra che soffiano dalla Russia non potranno far altro che aggravare una situazione che già cominciava a dare qualche segnale di malessere, non solo sul fronte dell’export ma anche per l’approvvigionamento di materia prima legnosa.
“Passare dal meno 9,1 per cento del 2020 sul 2019, al più 25,7 per cento del 2021 sul 2020 per arrivare al risultato a doppia cifra del 2021 è indubbiamente un traguardo prestigioso che certifica come le imprese del legno-arredo abbiano saputo rispondere, meglio di altre, alla crisi degli ultimi due anni. E lo hanno fatto continuando a investire e innovare, interpretando con spirito costruttivo e positivo il dramma sanitario, sociale ed economico che ha colpito il mondo intero. Nonostante ciò – commenta Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo – ora prevale lo stato di criticità e di forte incertezza dovuto alla situazione congiunturale dei primi mesi del 2022. Siamo di fronte a un mix che rischia davvero di mettere il freno a mano alla ripresa del settore e dobbiamo saper mantenere la crescita ai livelli del 2021, confidando che, quanto prima, torni il sereno”.
“Ad oggi – prosegue Feltrin – non possiamo nasconderci dietro a un dito: i segnali negativi si fanno sentire anche nella nostra filiera. Le prime lavorazioni del legno, su cui l’incidenza del caro energia è molto impattante, sono state costrette a rivedere i listini e, in alcuni casi, anche a fermare la produzione per non lavorare in perdita. Adesso l’onda lunga si fa sentire anche sul resto della filiera e arriverà ben presto al consumatore finale. Fino ad oggi abbiamo messo in campo tutte le strategie per evitare che questo accadesse, ma se non cambieranno velocemente le condizioni esterne, non avremo altra scelta che aumentare i listini al pubblico con conseguente rischio di raffreddare la domanda”.
Secondo FederlegnoArredo spostando lo sguardo sul Macro Sistema Legno i preconsuntivi 2021 chiudono con un più 16,6 per cento nel confronto sul 2019 e un fatturato di quasi 20 miliardi di euro (erano 17 nel 2019) e un più 29,1 per cento sul 2020. Per quanto riguarda le vendite sul mercato italiano il settore si attesta a un più 21,9 per cento sul 2019 e a un più 32 per cento sul 2020. Analizzando l’export, che costituisce poco meno del 25 per cento del fatturato complessivo, la variazione è del più 2,5 per cento sul 2019 e del più 20,6 per cento sul 2020. Risultano in crescita le esportazioni verso i principali Paesi: Germania, Francia, Regno Unito e Stati Uniti, mentre risultano in crescita anche le importazioni da Austria, Germania e Cina.
Tra i Sistemi, andamenti sopra la media per prime lavorazioni, imballaggi, pannelli, semilavorati per arredi e tende e schermature solari, mentre risultano sotto la media i prodotti per l’edilizia, i pavimenti, le porte e le finestre. Più marcata la crescita della produzione per il mercato nazionale (più 32,3 per cento rispetto al 2020 e più 21,9 per cento rispetto al 2019) grazie alla presenza dei numerosi bonus legati alla casa e alle ristrutturazioni. In crescita le esportazioni verso i principali Paesi: Germania, Francia, Regno Unito e Stati Uniti. In crescita anche le importazioni da Austria, Germania e Cina.
Per quanto riguarda il commercio in legno il fatturato alla produzione risulta in crescita del 35 per cento rispetto al 2020 e del 24,9 per cento rispetto al 2019. Le esportazioni, molto marginali, subiscono una contrazione del 10,5 per cento sul 2021 e del 29,8 sul 2019, mentre le importazioni, nonostante le difficoltà legate alla scarsità delle materie prime e all’aumento dei costi, crescono del 45,9 per cento rispetto al 2020 e del 15,2 per cento rispetto al 2019.
Il peso della Russia sull’export della filiera legno-arredo è pari a 410 milioni di euro (dati aggiornati a novembre 2021) che nel 2019 era di 435, registrando quindi una diminuzione di circa 6 punti percentuali. Il Macro sistema arredamento e illuminazione invece vale circa 340 milioni di euro che erano 361 nel 2019 con una diminuzione registrata anche in questo caso di circa 6 punti percentuali. Nella “classifica” dell’export del Macro Sistema arredamento la Russia è il 9 Paese, dietro a Cina, Spagna e Belgio.
Per quanto riguarda le importazioni la filiera del legnomeno arredo pesa 136 milioni di euro, registrando un incremento rispetto al 2019 addirittura del 41,2 per cento a dimostrazione soprattutto di quanta materia prima importiamo da questo Paese.
“Un dato – spiega Feltrin – che alla luce degli sviluppi geopolitici non può che farci alzare il livello di guardia, non soltanto per l’export dei nostri prodotti, ma anche per le importazioni di legnami: la Russia è un fornitore importante per la nostra filiera, che compra all’estero circa l’ottanta per cento del legno che poi lavora. Il ruolo della Russia è fondamentale anche per calmierare i prezzi: se blocca le vendite di legname, come aveva già iniziato a fare da gennaio, questo farà schizzare, ancor di più, i prezzi verso l’alto. Paesi come la Cina, per esempio, sono disposti a pagare qualsiasi prezzo per importare legno. Tutto questo arriverà a cascata sul consumatore finale e minerà la competitività delle nostre aziende che rischieranno di non riuscire ad evadere gli ordini proprio per la mancanza di materie prime. Numeri ai quali va aggiunto un valore non direttamente misurabile che corrisponde ai consumi dei russi che vivono anche e soprattutto all’estero e che sono soliti acquistare prodotti del nostro Made in Italy prediligendo molto spesso la fascia di lusso. È pertanto facilmente immaginabile che il blocco dei loro conti correnti avrà pesanti ricadute negative anche sul nostro settore“.
Volgendo lo sguardo al mercato italiano i preconsuntivi di FederlegnoArredo evidenziano una crescita dell’intera filiera del 18,5 per cento rispetto al 2019 e del 28,9 per cento sul 2020, dovuta sia all’efficacia di agevolazioni fiscali quali ad esempio il bonus mobili, sia alla centralità che ha assunto la casa nella vita degli italiani. Saranno comunque i consuntivi, a fornire una lettura più puntuale di quanto accaduto nel 2021 perché saranno determinanti i dati dell’ultimo trimestre.
“Già dal mese di gennaio – conclude Feltrin – ci sono stati segni di rallentamento che rischiano di diventare ombre importanti se le cose non si ridimensioneranno entro il primo trimestre dell’anno. A questo poi si aggiungono gli stop and go sui bonus edilizi che, da traino per l’economia, sono diventati improvvisamente motivo del suo rallentamento e quindi a catena del nostro settore. Non possiamo dire che il mercato si sia fermato, ma si è sicuramente irrigidito e spaventato dall’incertezza e dai continui cambi in corsa. La speranza è che essendo ancora all’inizio dell’anno e con le misure messe in atto dal Governo, il problema rientri presto e così il settore possa riuscire a cavalcare l’onda lunga dei risultati positivi del 2021. Inoltre c’è da chiedersi anche quanto i risultati positivi in termini di fatturato siano davvero dovuti a una maggior produzione o non siano piuttosto figli dell’aumento dei listini, e lo capiremo soltanto con i bilanci aziendali del prossimo anno”.
Per valutare le variazioni registrate occorre infatti considerare che le vendite hanno subìto, soprattutto negli ultimi mesi del 2021, e ci si attende che questo effetto si produrrà anche nel 2022 un rialzo dei prezzi di listini per assorbire gli aumenti di materie prime ed energia. Ai forti rincari subìti da tutti i materiali ma anche dall’energia e dalla logistica, le imprese hanno dovuto fare fronte con aumenti in corsa dei propri listini, quasi sempre affiancati da una riduzione dei propri margini.
Utilizzando questo sito web si acconsente all'utilizzo di cookies in conformità alla nostra politica sui cookies. Informazioni OK